https://www.veritaeaffari.it/trasporti/ita-tesoro-aumenti-scontro-cda-21-febbraio-2023/Faro verde del Mef per gli aumenti di salario in Ita Airways
Il ministro Giancarlo Giorgetti si è espresso a favore degli incrementi di stipendio per i lavoratori di Ita Airways. Nonostante la delicata situazione finanziaria della compagnia aerea, il Tesoro si è detto favorevole perchè “si tratta di un adeguamento già previsto pre Covid e stoppato a causa della pandemia con l’impegno a farlo una volta usciti dalle restrizioni”. Tuttavia qualcosa non quadra dal momento che Ita è diventata operativa da 15 ottobre 2021, cioè ben oltre l’inizio della pandemia, con i primi casi nel dicembre del 2019.
La questione atterra sul tavolo del consiglio di Ita
Tecnicamente il cda deve infatti concretamente votare a favore dell’aumento di stipendio chiesto dai sindacati. Gli stessi (Cgil, Cisl e Uil) che hanno firmato un accordo di riduzione del 30-40% per gli stipendi dei lavoratori nella fase di passaggio dall’ex Alitalia ad Ita. Il punto è però che la compagnia guidata da Fabio Lazzerini ha archiviato lo scorso anno con una perdita da circa 470 milioni. Dare il via libera agli incrementi salariali significa aumentare il costo del lavoro in bilancio proprio mentre i conti della società sono ancora sofferenti e si sta per chiudere il processo di vendita di una quota (il 40%) ai tedeschi di Lufthansa.
Il tutto sotto il controllo della Corte dei Conti che vigila sull’azienda che al momento è a capitale interamente pubblico. E con la spada di Damocle di un’azione di responsabilità verso gli amministratori per danno erariale da parte della magistratura contabile. Di qui la possibilità che il consiglio si spacchi proprio sul nodo stipendi. Tanto più che gli accordi sugli stipendi, stipulati nel 2021, sono tecnicamente validi fino al 2025.
Per non parlare del fatto che Lufthansa non si è detta contraria agli aumenti, ma in cambio ha chiesto uno sconto sul prezzo di acquisto della partecipazione. Infine, un incremento del costo del lavoro, che è più basso rispetto agli altri vettori europei, finirebbe con incidere anche sui piani di ritorno al pareggio dell’azienda che punta a mantenere le perdite 2023 sotto i 300 milioni. Detta in altri termini è una scelta industrialmente difficile da giustificare per un consiglio di amministrazione se non con motivazioni strettamente di indirizzo politico da parte del socio di maggioranza.
La situazione è decisamente tesa
Nel caso in cui gli aumenti non dovessero arrivare, i sindacati sono pronti a dare battaglia. Dopo il fallimento della procedura di raffreddamento al ministero del lavoro, Cgil, Cisl, Uil , Ugl, assieme ad Anp, Anpav e Anpac hanno programmato l’astensione dal lavoro di quattro ore per il 28 febbraio . Si tratta del primo sciopero nella storia di Ita Airways. La Cub invece ha programmato lo sciopero nazionale nel comparto aereo, aeroportuale e dell’indotto per il 17 marzo. L’obiettivo è far luce sulle problematiche dell’intero comparto: dagli aumenti salariali ai licenziamenti, alla richiesta di restituzione degli ammortizzatori da parte di Inps ai licenziati illegittimamente, al rinnovo del CCNL dell’handling, ai licenziamenti, alla precarietà fino “all’abuso nell’utilizzo della cassa integrazione come un bancomat da parte delle aziende”, come sottolinea Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub trasporti.
Intanto il processo di vendita va avanti a rilento
Lufthansa sta analizzando attentamente la situazione finanziaria di Ita per arrivare ad un’offerta definitiva per il 40% della compagnia da circa 300 milioni. Secondo quanto riferisce Il Sole24Ore, il governo vuole che il vettore tedesco prenda il controllo operativo “il più presto possibile” in modo da beneficiare delle possibili sinergie fra le due società. L’obiettivo è chiudere la partita entro l’estate. Almeno per il 40%. Poi Lufthansa avrà la possibilità di salire ulteriormente nel capitale di Ita, ma lo farà solo quando la società tornerà in utile. E cioè nel giro di almeno tre anni.
Nei piani del vettore tedesco c’è l’intenzione di arrivare a regime ad oltre 900 milioni di euro di ricavi con 130 milioni di profitti. Numeri che saranno possibili grazie allo sviluppo dello scalo di Fiumicino che dovrebbe diventare un riferimento per il lungo raggio da e verso Africa e America Latina. Sullo sfondo resta però il problema dell’utilizzazione di Malpensa, oltre che delle tariffe aeroportuali elevate di Fiumicino e della forte contribuzione pubblica al mercato delle low cost. Tutti tasselli rilevanti di un piano complessivo dei trasporti che i sindacati vorrebbero discutere con il governo.